Su Resto al Sud, una bella storia di genio femminile e di coraggio professionale.
Resistenti come l’acciaio. Resilienti come i marinai travolti dalle burrasche. Ma soprattutto intelligenti e competenti, nella volontà di non uscire dai porti della Puglia, ma di circumnavigare, con il loro talento creativo, la regione oggi riconosciuta nel mondo come una delle più attrattive ed innovative.
Come in tutti i viaggi, all’inizio, ci si muove anche sulla base di un miraggio, ma ogni meta è raggiungibile solo con il coraggio. Stella e Fausta, di coraggio, ne hanno avuto tanto e ascoltare la loro storia è un inno alla tenacia e a quel Mezzogiorno, sempre più invecchiato e sfiduciato, che non si arrende e che vuole, anzi, tornare ad essere protagonista della storia italiana.
Stella Pannarale e Fausta Resta sono due giovani ingegnere edili-architetto, laureatesi brillantemente al Politecnico di Bari alcuni anni fa, che dopo anni di gavetta e sacrifici personali hanno scelto, nel 2016, di mettersi in discussione in prima persona per realizzare il loro sogno di diventare imprenditrici e produttrici di elementi d’arredo o di design, in acciaio.
In un piccolo comune alle porte di Bari, Triggiano, consapevoli, tuttavia, che per rendere sostenibile l’impresa all’azione locale debba corrispondere un pensiero e una visione globale. “Per anni ho soffocato questo mio desiderio – racconta Stella – e quando l’insoddisfazione per quello che facevo ha raggiunto il suo culmine, ho deciso di rischiare e di osare: volevo fare un lavoro che mi entusiasmasse e che mi desse la gioia di alzarmi la mattina per potermi esprimere in libertà e con passione”.
E l’entusiasmo, prima ancora che nelle parole, lo cogli nello sguardo gentile, ma determinato, di chi, anche da mamma, crede fortemente in quello che sta facendo. “Quando ho deciso di intraprendere questa avventura – ha proseguito l’ingegner Pannarale – e mi sono chiesta con chi potessi condividerla, l’unica risposta è stata Fausta, amica sin dai primissimi anni di università e desiderosa anche lei di mettersi in discussione”.
Fausta ascolta in silenzio, ma col sorriso, il brano della loro storia, non intervenendo inizialmente per assenza di parole, ma per la presenza di quell’emozione autentica e sincera che ti spinge a calibrare con attenzione ogni azione e ogni respiro per timore di guastare “il tuo nuovo mondo”.
“Dopo una lunga e approfondita ricerca, anche con l’ausilio di consulenti e commercialisti – ci spiega Stella – per capire, tra punti di forza e debolezza, tra eventuali competitors e bandi regionali o nazionali intercettabili, se la nostra idea potesse essere vincente e come avremmo dovuto svilupparla, nell’agosto 2016 decidiamo di partecipare all’iniziativa della Regione Puglia NIDI (Nuove Iniziative d’Impresa) e, dopo diversi ostacoli e incertezze, riusciamo ad essere tra i soggetti vincitori e l’8 marzo 2017 costituiamo la nostra società: nasce Arkine.
Tra finanziamenti regionali e investimenti personali, abbiamo messo sul tavolo oltre 100mila euro. Una cifra importante – interviene Fausta – con la quale abbiamo sostenuto le spese per l’affitto del capannone industriale nel quale innestare il nostro laboratorio artigianale e per l’acquisto dei macchinari ad alta innovazione per poter iniziare finalmente a lavorare”.
All’inizio, soprattutto per la lentezza della burocrazia, per le due giovani amiche è stata durissima, ma non hanno mai indietreggiato di un centimetro dalla loro posizione, né le loro motivazioni sono state scalfite.
“L’attesa, in un primo momento, è stata difficile da sopportare, ma poi siamo riuscite a valorizzarla – raccontano ora all’unisono le due ragazze – perché negli ultimi mesi del 2017, oltre a definire meglio la nostra identità e la nostra strategia, abbiamo continuato a studiare, a lavorare sulle nostre idee e sui nostri progetti creativi valutando le modalità per trasformarli in realtà”.
E così è stato. Anche con l’aiuto di Francesco, marito di Stella ed efficacissimo “trainer psicologico” nei momenti più complicati, una volta arrivata, a fine gennaio scorso, la macchina da taglio a fibra ottica e ad alta precisione, Arkine ha iniziato a lavorare, ma soprattutto a stupire.
Per l’eleganza e la raffinatezza delle sue produzioni, per l’originalità e la funzionalità degli elementi d’arredo e di design generati. In acciaio inox, ma anche in ferro e in corten.
“Abbiamo scelto di operare con questi materiali – dice Stella Pannarale – perché sono affascinanti e interessanti: dagli oggetti più piccoli, come porta bigliettini e porta telefonini, a quelli più grandi come specchi, tavoli e lampadari o insegne e pannelli divisori, siamo in piena sperimentazione e oggi, oltre all’emozione di poter toccare con mano quello che per mesi abbiamo solo potuto immaginare, c’è anche la soddisfazione di vedere apprezzato il nostro impegno e lavoro, con le prime ordinazioni e le prime richieste di preventivi”.
Tra le peculiarità di Arkine, infatti, l’unicità assoluta della produzione artigianale. “Per le nostre lavorazioni ad alta precisione – spiega Fausta Resta – possiamo usare sia l’ossigeno sia l’azoto, ma, oltre al gas agente per il taglio, in ragione del materiale impiegato (con spessori che vanno da 0,1 a 3 mm), ogni volta occorre considerare anche la temperatura e i colori, la resistenza e la leggerezza: per questo l’esito sarà sempre diverso e sarà sempre personalizzato sulla base della richiesta ricevuta dal cliente”.
E mentre ascolti sempre più meravigliato la loro storia, quelli che sono i loro progetti presenti, ma soprattutto futuri, alcuni dei quali nati dopo la partecipazione all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano e nell’idea anche di investire nella formazione accademica per creare, territorialmente, un ecosistema culturale e artigianale che produca un benessere diffuso, osservi con la curiosità di un bambino lo show room che hanno allestito in poche settimane.
“Il 24 marzo scorso, con nostro grande stupore, abbiamo inaugurato ufficialmente questo spazio espositivo insieme a centinaia di persone, compreso il Sindaco di Triggiano, e in tanti oltre ad incoraggiarci ci hanno chiesto informazioni o preventivi. Avevamo paura comprensibilmente, ora possiamo dirlo, ma, pur consci che la montagna è tutta da scalare ancora, sentiamo il sostegno di molti e abbiamo la volontà e l’entusiasmo per scalarla.
Per arrivare ad ammirare l’orizzonte di un futuro diverso, in una Puglia e in un Mezzogiorno che devono continuare ad investire nell’innovazione, nella valorizzazione dei talenti e nella sperimentazione di pratiche che consenta anche ad altri di inventarsi, come è stato per noi, il lavoro dei propri sogni. Si può fare”.