Nuoce gravemente alla salute e, in modo sempre più evidente ed invadente, anche all’ambiente. Eppure centinaia di milioni di persone in tutto il mondo continuano a fumare ogni giorno miliardi di sigarette, buttando per terra o lasciando dove capita i loro mozziconi.
Questi scarti, principalmente urbani e indifferenziati, quando non finiscono in discarica è possibile ritrovarli sui prati e nelle aiuole, sui marciapiedi e sulle strade, negli stadi e talvolta nei cinema, ma è ormai frequente vederli, soprattutto, sulle spiagge e nei contesti paesaggistici più fragili.
Secondo i promotori della campagna di educazione e sensibilizzazione Marevivo, che nel 2021 ha raggiunto diverse città italiane, nel nostro Paese, ogni anno, vengono dispersi nell’ambiente non meno di 14 miliardi di cicche di sigarette, con una percentuale di recupero e riciclo – secondo quanto emerge da altre ricerche – inferiore al 2%.
A poche settimane dalla scelta dell’Amministrazione di Barcellona di vietare il fumo sulle spiagge cittadine e a pochi giorni dalla 52esima Giornata mondiale della Terra con il cui efficace slogan “Invest in our planet” (“Investi nel nostro pianeta”) si sono invitati amministrazioni e organizzazioni economiche o sociali a custodire e a valorizzare coscientemente le sempre più limitate risorse naturali disponibili per un benessere collettivo ampio e duraturo, dunque, diventa sempre più urgente assumere un nuovo “mindset” civile e ambientale ispirato dalla visione strategica ed ecosistemica dell’economia circolare.
Per quanto emerge dall’ultimo Circularity Report, perciò, è incoraggiante registrare e misurare i progressi sia di molte startup sia di alcuni centri di ricerca che, nei dettami del recupero, del riuso e del riciclo di scarti impattanti come i mozziconi di sigarette, stanno investendo sui suoi componenti fisici e chimici che possono essere impiegati per realizzare una pluralità di prodotti.
Secondo l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, che con AzzeroCO2 ha elaborato il progetto “Rinasce” per partecipare all’avviso pubblico della Regione Lazio “Circular economy e energia”, il polimero plastico presente nei mozziconi – l’acetato di cellulosa, difficilmente degradabile – è idoneo per la realizzazione delle montature per gli occhiali: per un paio di occhiali sono necessari quasi 1000 cicche, pari alle sigarette consumate in un mese da due fumatori medi.
Con questi scarti, tuttavia, potrebbe essere possibile, nel prossimo futuro, costruire mattoni termoacustici altamente isolanti o resine per la manutenzione dei manti stradali.
L’ obiettivo del progetto sperimentale Focus (Filter of Cigarettes reUse Safely) – nato dalla sinergia scientifica tra il Centro Interdipartimentale “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, l’Istituto sugli ecosistemi terrestri del Cnr e il Comune di Capannori – prevede, invece, la trasformazione degli scarti in substrato inerte per la crescita di piante ornamentali e di arbusti attraverso tecniche di coltura idroponica, finanche con l’ambizione di ricavarne, attraverso l’uso di particolari alghe, biocarburanti ecologici, per un ciclo davvero circolare e virtuoso.
Due le startup degne di nota. Re-Cig, una delle primissime imprese innovative a dedicarsi in Italia alla raccolta delle cicche mediante “posacenere speciali”, si propone prima di separare gli elementi costituenti (carta, tabacco e filtro), poi di valorizzare prioritariamente l’acetato di cellulosa – la sostanza a carattere plastico più preziosa ricavabile dai mozziconi – attraverso cui è possibile realizzare tanto i filamenti per la stampa 3D, quanto le cover dei telefonini o i manici degli ombrelli. In termini numerici, da 2 milioni di mozziconi si ottengono 600 chili di plastica.
Una seconda startup, Eco2logic, si spinge oltre. I giovani ricercatori e innovatori liguri credono nel processo chimico della carbonizzazione idrotermale con l’intento di ottenere, dal trattamento degli scarti dei mozziconi, un idro-carbone da impiegare nel settore delle pitture.
L’ultima buona pratica, infine, è in corso di sperimentazione a Vancouver, in Canada. Terracycle, un gigante dell’economia circolare, dall’acetato di cellulosa estratto dai mozziconi produce un resistente ed efficiente pellet in plastica usato per gli imballaggi e per il confezionamento di prodotti artigianali.
Tante le ipotesi e numerose le sperimentazioni in Europa e nel mondo, ma unite dal comandamento laico che occorre ridurre lo spreco dei materiali, aumentarne il riciclo e il riuso, allungarne il ciclo di vita anche mediante una diversa progettazione a monte. Supportati da tecnologie eco-compatibili e digitali di ultima generazione c’è da essere fiduciosi e ottimisti per il prossimo futuro.
Se poi si fumasse di meno, evidentemente, non ne avrebbe un beneficio solo la salute del pianeta.