Oggi è il solstizio d’estate. E’ il giorno più lungo dell’anno.
E’ l’occasione ideale per sottolineare, ancora una volta, l’urgenza di decarbonizzare e rinaturalizzare le nostre città perché gli eventi estremi indotti dai cambiamenti climatici hanno una origine antropica.
E, dunque, se non sarà l’uomo ad intervenire, immediatamente e strategicamente, le nostre città diventeranno sempre più invivibili e inospitali a causa dell’innalzamento delle temperature medie stagionali.
Quello che ad oggi sembra un fenomeno straordinario, rischia di diventare ordinario. La tropicalizzazione delle temperature, oltre alla siccità e agli incendi, potrebbe innescare alluvioni sempre più violenti, se non addirittura uragani (e nel Mediterraneo, alcuni primi casi li abbiamo già avuti: i “medicane“).
Non è una questione personale, contro quell’imprenditore o contro quell’amministratore: è una questione morale e intergenerazionale. Non possiamo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi un debito ecologico enorme, ingestibile e insostenibile, per l’incapacità di aprire il nostro sguardo e di rovesciare il vigente modello economico lineare ancora incistato dai combustibili fossili. Il sole e il vento salveranno il pianeta.
Il suolo, risorsa naturale non rinnovabile che per molti Sindaci è ancora una moneta di scambio per alimentare il consenso elettorale, non è una mera superficie, ma lo spessore che, attraverso i servizi ecosistemici, ci consente di respirare, di vivere e di prosperare.
Se non fermiamo il cemento “sbagliato” non ci sarà cambiamento.
Se non piantiamo alberi non ci saranno chiome e radici a raffrescare e a proteggere le nostre città.
Se non ci sarà una conversione etica individuale dei nostri modelli di produzione e consumo non ci sarà mai la conversione ecologica collettiva di cui avremmo bisogno oggi.
Chi pensa che la soluzione sia accendere l’aria condizionata a 25 gradi è già morto!
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