Ci sono, talvolta, emozioni difficili da raccontare. Rivedere e riabbracciare, dopo questi anni difficili non ancora del tutto superati, amici e amiche con i/le quali hai condiviso autentiche battaglie di civiltà per elevare la 𝙡𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙞𝙩à 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙙𝙚𝙢𝙤𝙘𝙧𝙖𝙯𝙞𝙖 del nostro Paese, è stato davvero bellissimo. Nel fine settimana appena trascorso, sono stato, infatti, a Bologna per partecipare agli Stati Generali di ActionAid Italia, al Festival della Partecipazione promosso da ActionAid con Cittadinanzattiva APS e Legambiente Onlus, nonché al Bologna Pride.
Questo Paese non ha ancora riformato, dal 1992, la legge sulla cittadinanza, non permettendo a chi nasce in Italia da genitori stranieri (oggi quasi un milione e mezzo di persone) di sentirsi realmente italiano; non prevede ancora ovunque un pari salario, a parità di mansioni svolte, tra uomo e donna; non dispone di efficienti sistemi di controllo per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ancora, non favorisce l’inserimento lavorativo dei più giovani, spesso sottopagati e schiavizzati in nome del “fine gavetta mai“; non riconosce e valorizza sistematicamente, negli enti locali, l’istituto della partecipazione per una carismatica inclusione nei processi decisionali delle organizzazioni di cittadinanza attiva.
Non redistribuisce il potere, pertanto, per governance di prossimità capaci di generare prosperità e solidarietà, secondo il criterio dell’accountability; non agevola la costituzione di ecosistemi locali nei quali le buone pratiche proprie dell’innovazione sociale possano diventare politiche scalabili e replicabili.
Non è efficiente o trasparente, inoltre, perché non conosce e non usa adeguatamente gli open data e le tecnologie digitali; non contrasta, infine, l’egemonia dei combustibili fossili, né agisce per la giustizia climatica, che è anche come da modifica costituzionale giustizia intergenerazionale, nell’urgenza di non consegnare alle più giovani generazioni un enorme e ingestibile debito ecologico.
Di tutto questo, con speaker nazionali e internazionali di assoluto prestigio professionale e valore culturale, si è parlato in questo intensissimo e coinvolgente fine settimana.
Se i 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗶 𝗲 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗶, che devono essere universali, diventano un privilegio di pochi, non saremo mai un Paese inclusivo e libero.
Se le 𝗱𝗶𝘀𝘂𝗴𝘂𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗻𝘇𝗲, di genere e non solo, non verranno risolte e non verranno curate le profonde ferite inferte dal nostro modello patriarcale, con una visione intersezionale e plurale, non saremo mai un Paese giusto e felice.
Se i 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶 continueranno ad essere umiliati dalle nostre classi dirigenti e gli italiani di origine straniera ad essere privati della loro identità, non saremo mai un Paese che apre le braccia all’avvenire.
Se i 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗹𝗶𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗶 e la transizione energetica non diventeranno, da subito, tra le priorità dell’agenda politica, ci ritroveremo, tra non molti anni, in una Italia completamente inospitale.
E’ ora di cambiare questo Paese, che domani sarà già tardi. Io ho scelto da che parte stare, dalla parte giusta della storia. E tu? Che Paese vorresti, per te e i tuoi figli?