Ho trascorso i miei pochi giorni di ferie tra Trieste e Lubiana.
Nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, dopo moltissimi anni e con sincero piacere, ci sono tornato sia apprezzandone l’eclettica architettura storica costruita tra Settecento e Ottocento durante il governo austro-ungarico (si pensi agli edifici di Piazza Unità d’Italia o al Castello di Miramare); sia perché incuriosito dalla Grotta Gigante (nella cover di questo post) delle cui meraviglie ho sentito parlare nel recente passato.
Inserita nel 1995 nel Guinness dei Primati per i suoi 100 metri di altezza e 70 di larghezza, la Grotta Gigante – a sala unica – è, infatti, una delle più grandi e spettacolari al mondo. La sua scoperta e attraversamento, tra rocce calcaree e argillose che hanno concorso a creare negli ultimi 300mila anni stalagmiti e stalattiti uniche per forme e colori, è stata una esperienza stupefacente.
L’unicità di un simile ecosistema, rinfrescato dagli 11°C presenti e apprezzato nella sua interezza nella lentezza dei 500 gradini discesi, mi ha confermato, per l’ennesima volta, quanto prodigiosa e miracolosa sia la natura, nonostante le aggressioni antropiche, e cosa sia capace di creare o di ripristinare, con il suo ritmo, nel corso dei secoli.
La presenza centrale di precisi e delicati sensori geodetici, trasforma poi questo ipogeo – sotto cui scorre il fiume Timavo – in una stazione scientifica fondamentale per il rilevamento di diversi fenomeni come i terremoti. Nella Grotta Gigante, diceva la guida che ci ha accompagnato, sono state registrate, infatti, le scosse del terremoto di Fukushima.
Analoga inattesa meraviglia, tuttavia, me l’ha procurata la Riserva naturale regionale delle Falesie, un’area ad alta biodiversità di rara bellezza, ubicata nella piccola e semi-sconosciuta frazione di Duino, a pochi km da Trieste. Lungo i suoi sentieri, attraversati sotto un sole bollente, all’inizio del secolo scorso il poeta Rainer Maria Rilke ha composto alcuni dei suoi versi più celebri e indimenticabili.
“Il grande rinnovamento del mondo consisterà forse in questo: che l’uomo e la donna, liberati da tutti i falsi sentimenti e riluttanze, si cercheranno l’un l’altro non come opposti, ma come fratelli e sorelle, come vicini, e giungeranno a stare insieme come esseri umani“.
Da Trieste, infine, mi sono spostato a Lubiana. Ero particolarmente curioso, da anima ecologista quale sono, di conoscere e di comprendere i passi compiuti, negli ultimi 15-20 anni, dalla capitale della Slovenia che dalla Commissione Europea è stata indicata nel 2016 come “European Green Capital“; nel 2017 è stata eletta a riferimento per il turismo sostenibile e più recentemente, dal medesimo organo istituzionale, è stata inserita tra le 100 città continentali che dovrebbero diventare entro il 2030 “carbon neutral“.
I risultati raggiunti sono stati davvero importanti:
- la superficie di verde urbano per ciascun abitante – 580 metri quadri circa – è oltre la media europea;
- l’efficiente trasporto pubblico è elettrico per oltre il 70%, con il traffico privato pressoché crollato;
- la raccolta differenziata è salita fino al 68% (dal 14%) e ogni cittadino ha ridotto da 141 a 98 i kg di scarti indifferenziati prodotti annualmente, con la previsione che diventino appena 60 entro il 2025.
La visita a Lubiana, seppur breve, mi ha riconciliato, infine, con quello che dovrebbe essere il compito di ogni città e di ogni amministrazione locale virtuosa e lungimirante: aprire le strade dell’avvenire, secondo una visione armonica e pragmatica, a chi abita e abilita i territori nell’urgenza di integrare la sostenibilità ambientale con quella sociale.