Gli ambientalisti più illuminati, quelli spesso etichettati come estremisti, sottolineano da tempo, anche sostenuti nelle loro tesi da diverse pubblicazioni scientifiche, che l’efficientamento energetico – con la riduzione degli sprechi – e la diffusione delle rinnovabili – a prescindere dalla taglia degli impianti – rappresentano le principali misure per decarbonizzare l’economia e per concorrere alla mitigazione dei cambiamenti climatici. In questo ultimo articolo, pubblicato nella mia rubrica dedicata su Eco in città all’economia circolare, evidenzio un aspetto importante, ma spesso ancora sottovalutato, come il recupero e il riuso dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici.
La transizione ecologica sarà davvero “un bagno di sangue”, come ha affermato il Ministro Cingolani, nel luglio del 2021, evidenziando la complessità e la radicalità degli interventi necessari per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050?
Nel leggere le bollette dei consumi elettrici e di gas del primo trimestre del 2022, con un aumento dei costi rispettivamente del 131% e del 94% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonché nel verificare il contestuale rincaro sia delle materie prime sia dei beni di consumo quotidiani, si potrebbe convenire che lo scienziato “prestato alla politica” abbia ragione.
In realtà, e duole ricordarlo, nel nostro Paese la transizione ecologica si è fermata. L’Italia, infatti, non ha ancora aggiornato il proprio Piano Nazionale Energia e Clima; non ha ancora approvato una legge per l’adattamento climatico; solo poche settimane fa ha recepito l’ultima direttiva comunitaria istituente l’autoconsumo collettivo e decentrato; ed eroga ancora oltre 21 miliardi di euro all’anno per i sussidi ambientalmente dannosi.
Negli ultimi anni la produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia non è cresciuta come ci si immaginava (anche per i diversi vincoli burocratici), mentre è aumentata notevolmente la dipendenza dal gas di origine straniera (con un combustibile fossile climalterante come il metano 80 volte più pericoloso della CO2). Nel mix energetico nazionale, perciò, solo il 40% della domanda è oggi soddisfatta dalle fonti pulite, ben lontano dall’obiettivo del 72% da raggiungere entro il 2030.
Se il nostro Paese, oltre ai formali accordi internazionali stipulati tra G20 e Cop26, volesse davvero concorrere alla decarbonizzazione della sua economia lineare innervando il tessuto produttivo di infrastrutture ecologicamente avanzate, avrebbe nell’economia circolare e nelle numerose best pratice nazionali un validissimo supporto.
L’Enea, nella consapevolezza che nei prossimi 10 anni oltre il 60% degli impianti attualmente in funzione esaurirà la propria vita utile (dopo 20-25 anni di esercizio) e che nel medesimo periodo il flusso di rifiuti legato alle tecnologie energetiche potrà aumentare fino a 30 volte, ha brevettato un nuovo processo a basso consumo energetico e a basse temperature.
Il dispositivo, azzerando la degradazione termica e la degradazione plastica, consentirà di recuperare il 100% dei componenti dei pannelli solari in silicio cristallino, compresi gli strati di polimeri che in precedenza subivano trattamenti ambientalmente più impattanti.
Il nuovo impianto permetterà all’Italia di rispondere positivamente al recente appello della Commissione Europea che, attraverso uno specifico piano d’azione sulle “materie prime critiche” come il silicio, chiede di valorizzare i principi dell’economia circolare per rafforzare l’approvvigionamento interno all’Unione Europea.
Secondo il rapporto “Flussi di rifiuti emergenti – Sfide e opportunità” redatto, nell’agosto 2021, dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, gli scarti di infrastrutture tecnologiche recuperati e riciclati, infine, potranno irrobustire e accrescere le possibilità di ridurre il consumo di materie prime e di altre risorse preziose in esse contenute reimmettendole nel ciclo produttivo.
Si stima che entro il 2030, dagli impianti fotovoltaici si potranno recuperare 1,5 milioni di tonnellate di vetro, silice, rame e alluminio, riciclabili in altissima percentuale (95%); da quelli eolici si potranno ricavare 4,75 milioni di tonnellate di cemento, acciaio, alluminio, rame e alcune “materie prime critiche”; dai sistemi di energy storage – i sistemi di accumulo – e dalle batterie utilizzate per la mobilità elettrica, infine, si potranno rigenerare 240mila tonnellate di materiali interamente riciclabili come cobalto, alluminio, litio, nickel e grafite.
L’economia circolare, dunque, conviene e fa bene. Sempre.