“Nella visione inclusiva e innovativa della lettera enciclica Laudato si’, occorre uscire dalla moderna rappresentazione dell’Uomo senza qualità dello scrittore Robert Musil per entrare nella contemporanea realizzazione dell’uomo protagonista della complessità di oggi a beneficio del quale sono disponibili inedite tecnologie digitali ed eco-compatibili di ultima generazione, per conseguire obiettivi di solidarietà e prossimità”.
Padre Paolo Benanti, il professore di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana e tra i relatori del quindicesimo Forum dell’informazione cattolica promosso congiuntamente dall’associazione Rocca dei Papi – Per una ecologia integrale e Greenaccord onlus, ha evidenziato nitidamente la solidità del rapporto tra teologia, ecologia e tecnologia.
Nel mondo globalizzato di oggi, da un lato la ricerca del profitto non deve ridurre il diritto individuale e collettivo al benessere; dall’altro questo può essere soddisfatto attraverso mezzi che non implichino una trasformazione negativa degli ecosistemi e l’imposizione di una visione della società liberata dall’etica della corresponsabilità.
Dalla Laudato si’ alla nuova enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco si sottolinea il concetto di fratellanza tra uomini e Creato.
E il “seme” della reciprocità, nel corso della giornata di formazione e sensibilizzazione di Montefiascone rivolta a giornalisti e cittadini voluta dalle associazioni promotrici per festeggiare la Settimana della custodia del Creato introdotta da papa Francesco e il quinto anniversario della sua lettera enciclica Laudato Si’, ha alimentato tutte le relazioni illustrate.
La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita e incoraggia uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo. È importante accogliere un antico insegnamento, presente in diverse tradizioni religiose, e anche nella Bibbia. Si tratta della convinzione che “meno è di più”.
La spiritualità cristiana propone una crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo (Ls, 222).
“Per anni – ha rivelato Ambrogio Spreafico, Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino – abbiamo trascurato la questione ecologica che nella nostra Chiesa è stata introdotta con forza e speranza da papa Francesco, il quale non perde occasione di ricordarci che tutto è connesso e che tutti sono tra loro intimamente in relazione.
In Francesco, la fratellanza – sia tra gli uomini sia tra questi e il Creato – è talmente una questione vitale che si chiama proprio Fratelli tutti la nuova enciclica che sarà firmata il prossimo 3 ottobre ad Assisi. Da soli non c’è storia. La crisi pandemica, non ancora superata, ce lo ha dimostrato: senza una diversa antropologia non può esserci una diversa ecologia. Non ci si salva da soli né il Creato può continuare ad essere violentato facendone pagare gli effetti ai più poveri e ai meno responsabili della sua devastazione”.
Siamo vicinissimi, del resto, a raggiungere i cosiddetti “punti di non ritorno”, ossia la soglia di sicurezza oltre la quale il nostro pianeta diventerà inospitale e invivibile. “Gli eventi estremi di questi ultimi anni, in aumento per quantità e intensità, ce lo stanno confermando.
Dobbiamo uscire rapidamente dall’Antropocene di oggi – ha ammesso il funzionario dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Domenico Gaudioso, membro del Direttivo di Greenaccord – per entrare in un’altra era geologica in cui, ascoltato l’urlo della terra e degli ultimi, si riescano ad affrontare insieme le questioni ambientali e sociali.
Stiamo entrando nel decennio che dovrebbe salvare il pianeta e, pertanto, occorre passare dagli annunci delle politiche di adattamento e mitigazione della crisi climatica alla loro efficace e tempestiva realizzazione”.
Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà, ed è arrivato il momento di riconoscere che questa allegra superficialità ci è servita a poco.
Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente (Ls, 229).
Nella partita della “conversione ecologica” dei nostri attuali modelli di produzione e consumo un ruolo fondamentale lo ha anche e soprattutto il mondo dell’informazione. “I giornalisti italiani – ha sottolineato con una certa dose di amarezza il commissario uscente dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni (Agcom), Mario Morcellini – per anni hanno negato e sottovalutato i temi dello sviluppo sostenibile e della crisi ecologica, che è anche democratica ed economica, rinsaldando l’idea oggi ancora assai diffusa che non possa esserci uno sviluppo economico ambientalmente conveniente.
La realtà, invece, è un’altra: la transizione, oltre che equa e giusta, o sarà ecologica o non sarà. E più che alimentare un sistema della comunicazione prosperato sul modello della contrapposizione e dello scontro – da cui quasi la legittimità a dare voce solo alle cattive notizie – con coraggio e responsabilità bisognerebbe aprire le porte a un’informazione di qualità e dalla riconoscibile affidabilità in grado di raccontare le strutturali evoluzioni sociali e culturali del nostro Paese per favorirne, strategicamente, la coesione e la riappacificazione”.
E dell’urgenza di un’informazione positiva e propositiva, capace di accompagnare il nostro Paese in un futuro alla portata delle speranze di tutte e di tutti, ha parlato anche Simona Roveda, fondatrice di LifeGate e tra le professioniste della comunicazione che hanno ricevuto il premio Sentinella del Creato 2020 assegnato al termine dei lavori del Forum.
“La nostra società benefit non è solo un network della comunicazione che ormai raggiunge quasi cinque milioni di persone, ma è un ambizioso e coraggioso progetto culturale nato per promuovere stili di vita alternativi, più sobri e semplici (con dati sempre più incoraggianti, come emerge dai nostri ultimi Osservatori), perché abbiamo il dovere di vivere in armonia con il Creato e di custodirne la bellezza.
L’informazione – ha proseguito la Roveda – deve essere, dunque, lo strumento proattivo attraverso cui ridisegniamo la nostra società, con una cura anche delle parole che impieghiamo, e per il cui benessere sosteniamo anche i progetti più innovativi, in una visione ecosistemica, tenendo insieme sviluppo umano e sviluppo economico”.
Tra le esperienze più innovative presentate nel corso della giornata quella di Renovo Bioeconomy. “La bioeconomia circolare – ha detto il fondatore e Ceo di questa rete di realtà industriali attiva da oltre un decennio, Stefano Arvati – è oggi uno dei fiori all’occhiello di un’Italia che spesso non si conosce perché non finisce sui giornali e che, invece, può essere raccontata nel mondo come una eccellenza.
Abbiamo nel nostro Paese le più avanzate tecnologie ecocompatibili in grado di trasformare i nostri rifiuti e i nostri scarti in materie prime seconde per realizzare una eterogenea pluralità di prodotti nella finalità di ridurre il debito ecologico che sarà pagato dalle prossime generazioni, nonché di sostenere da imprenditori ispirati dalla Laudato si’ uno sviluppo economico coerente con la vitalità e riproducibilità lenta dei cicli naturali”.
Dalla tutela della nostra “casa comune” alla valorizzazione delle nostre case il passo è breve. “Gli italiani sono in Europa quelli più spinti alla proprietà del bene domestico di cui usufruiscono – ha ricordato Wittfrida Mitterer, presidente della Fondazione Bioarchitettura – eppure il patrimonio immobiliare italiano è particolarmente fatiscente e degradato, da sempre poco curato e con scarse performance energetiche o ambientali.
La Laudato si’ ci ricorda che lo spazio privato e lo spazio pubblico, tra loro in intima connessione, necessitano oggi di radicali riqualificazioni e rifunzionalizzazioni non solo nei dettami della conversione ecologica, ma anche come luoghi principali di prossimità. La pandemia, del resto, ce lo sta insegnando: senza solidarietà non può esserci una matura sostenibilità ambientale e sociale”.
L’economia, perciò, dovrà necessariamente superare i suoi approcci tecnocratici e il suo approccio neoliberale, portatori di crescenti nonché laceranti disuguaglianze, per tornare a servire l’uomo e il suo sogno di felicità. “Una economia che non produce uno sviluppo umano integrale – ha dichiarato Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord – non ha senso chiamarla economia.
Servono sobrietà e solidarietà. Gli immensi dividendi delle multinazionali di origine finanziaria andrebbero redistribuiti per contrastare più efficacemente le diffuse povertà anche perché sono gli ultimi a pagare le conseguenze della crisi climatica che stiamo contribuendo ad allargare e a pagare il conto del nostro benessere liquido. La Laudato Si’, invece, ci ricorda, ed è importante non dimenticarlo, che la giustizia sociale e ambientale sono i due volti di una stessa medaglia: quella di una società più equa e giusta che dobbiamo ciascuno di noi concorrere a ricostruire”.