E’ solo greenwashing, soprattutto per alcune imprese, o potrà essere – come mi auguro – uno dei soggetti multipli con i quali sarà necessario confrontarsi per provare ad accelerare, nel nostro Paese, i processi di decarbonizzazione e di conversione ecologica?
Non pochi, probabilmente, si saranno rivolti questa domanda, dopo aver letto dell’intenzione di una sessantina di aziende italiane – tra le quali anche grandi brand come Hera, Illy, Nespresso, Kerakoll, Mutti – di unire le forze facendo nascere l’associazione “CO2alizione Italia“, dal cui nome già si evince l’obiettivo principale da perseguire.
Nel rispetto dei target comunitari stabiliti per il 2030 o il 2050, dunque e per come ho sottolineato in occasione dell’ultima Giornata mondiale dell’Ambiente, il fine è contribuire a decarbonizzare l’economia italiana, ancora troppo incistata dai combustibili fossili e da processi produttivi lineari, per determinare verificabili e misurabili impatti sociali, ambientali ed economici. Il profitto non può più essere l’unica ragione aziendale.
“In assenza di leggi e vincoli normativi stringenti – ha dichiarato Paolo Di Cesare, co-founder di Nativa e fra i promotori della CO2alizione – è essenziale adottare strumenti innovativi capaci di liberare le energie creative dei singoli e dare vita a processi collaborativi mai sperimentati prima.
Per questo è necessaria una condizione abilitante in grado di rendere permanente e istituzionalizzare, come parte integrante della governance aziendale, l’azione delle imprese verso il raggiungimento della finalità di neutralità climatica, affiancandola alla finalità di distribuzione degli utili.
L’integrazione della finalità di neutralità climatica all’interno dello Statuto, approvata da soci e azionisti – ha aggiunto Eric Ezechieli, altro co-founder di Nativa – sancisce una volta per tutte la direzione chiara e inequivocabile a preservare gli equilibri climatici, assegnando un nuovo e innovativo mandato al management attuale e futuro delle imprese.
Si tratta di un’innovazione sostanziale che pone il raggiungimento della neutralità climatica tra gli scopi per cui l’impresa stessa esiste”.
Mi auguro, pertanto, che l’iniziativa abbia successo, nell’autentico bisogno di un’Impresa olivettiana nello spirito e gramsciana nell’azione, perché cambiare l’economia significa cambiare la politica e significa, infine, incidere nel modo giusto sugli stili di vita degli italiani.