Nei nostri uffici postpandemici – che potrebbero assomigliare, per moltissimi professionisti, ai propri soggiorni domestici – continueranno a non mancare le stampanti che, però, per la crescita della consapevolezza ecologica e nella scelta di tanti di contribuire alla riduzione dei rifiuti, sempre più saranno alimentate, come scrivo in questo articolo, da cartucce e toner rigenerati.
La crisi pandemica, purtroppo non ancora del tutto superata, è anche e soprattutto una crisi ecologica, con evidenti impatti economici.
Se l’articolo scientifico “Global human-made mass exceeds all living biomass”, pubblicato su Nature nel dicembre del 2020, sottolineava che “il peso dei manufatti umani supera il peso dell’intera biomassa” sotto la spinta di un modello di sviluppo lineare non più sostenibile, il recente “Circularity Gap Report 2022” ha evidenziato che l’attuale economia mondiale è circolare solo per l’8,6%, con 500 miliardi di tonnellate di risorse consumate globalmente tra la Cop21 di Parigi del 2015 e la Cop26 di Glasgow dello scorso novembre.
Occorre comprendere, ancor più con il rincaro delle bollette energetiche e l’aumento dei prezzi delle sempre più limitate materie prime, che la visione strategica ed ecosistemica dell’ecologia integrale, pertanto, è l’unica chiave di accesso per entrare in un diverso antropocene che non pregiudichi il diritto delle prossime generazioni a vivere in un pianeta più sano e salubre.
Il “vangelo” laico dell’economia circolare, ad oggi più propagandato che realizzato e vissuto, è incardinato su alcuni fondamentali “comandamenti”: prevenzione, rigenerazione, recupero, riuso e riciclo.
Oltre ai rifiuti urbani – identificabili, nella stragrande maggioranza, con la frazione organica – oggi meritano una grande attenzione i rifiuti speciali e pericolosi, tra i quali riconosciamo i rifiuti elettrici ed elettronici. In attesa dei dati dello scorso anno, nel 2020, la percentuale di raccolta dei Raee nel nostro Paese si è fermata al 36,8%, sebbene dal 2019 il target europeo sia del 65%.
Tra i dispositivi elettronici più impiegati – soprattutto negli uffici e nei poli produttivi – dopo gli smartphone e i telefonini di ultima generazione (dei quali ci siamo occupati in un precedente approfondimento), inseriamo le stampanti laser le cui cartucce toner e a getto di inchiostro – oggetto di uno specifico e già vigente decreto del Ministero dell’Ambiente dell’ottobre del 2019 sui Criteri Ambientali Minimi (CAM) – rappresentano scarti dal notevole impatto ambientale che, ove recuperati e rigenerati, potrebbero innescare processi economici non banali.
Secondo alcune stime, infatti, solo nel nostro Paese si ritiene che siano attive oltre 4 milioni di stampanti laser, con quasi 30 milioni di cartucce a getto di inchiostro e 10 milioni di cartucce toner che finiscono annualmente in discarica.
Per limitare questo fenomeno e, contestualmente, per provare a recuperare le diverse e composite materie, per lo più plastiche, costituenti le cartucce, diverse aziende, non solo nel nostro Paese, hanno intrapreso, dunque, diverse sperimentazioni. E i risultati, tra innovazione tecnologica e riparazione merceologica, sono stati ottimi.
Oltre al recupero e al riuso dell’involucro già impiegato, con toner e cartucce rigenerati e ricaricabili assolutamente performanti e capaci di determinare un risparmio energetico quasi dell’ 80% rispetto ad una cartuccia nuova, iniziano a destare curiosità i prodotti realizzati con bioplastiche o plastiche riciclate, ma anche quelli a base di soia in grado di lavorare con inchiostri biodegradabili.
Oltre a quelli a base di oli vegetali, sul mercato degli inchiostri sostenibili, troviamo quelli solidi – ossia realizzati con materia organica – che hanno il pregio di permettere la stampa su diversi supporti e di produrre esiti completamente riciclabili.
La migliore soluzione, per tanti, rimane, tuttavia, quella di non stampare per non consumare inutilmente una risorsa preziosa come la carta, anche se riciclabile o proveniente da foreste certificate, ma oggi, ove fosse proprio necessario, accogliamo con interesse e fiducia le innovazioni descritte in questo articolo, ricordando, inoltre, che anche le stampanti stesse possono oggi essere rigenerate e rifunzionalizzate.
La sostenibilità non è una moda, ma un modo di essere.